Disordini Temporo-Mandibolari e Osteopatia
Disordini Temporo Mandibolari (DTM) è un termine collettivo che comprende i disturbi dell’articolazione temporomandibolare (ATM), dei muscoli masticatori e le loro strutture associate, in assenza di altre patologie viscerali (ad esempio disordini dell’orecchio, tumore della faringe o ascesso dentale). E’ un termine che riflette delle condizioni cranio-facciali croniche, dolorose, di solito ad eziologia poco chiara con compromissione della funzione masticatoria. E ‘caratterizzata da dolore, rumori articolari e limitato movimento mandibolare (De Bont et al. 1997).
La patogenesi dei DTM, tuttavia, non è chiara. Fattori fisici (traumi, spasmi muscolari, malocclusione cronica, bruxismo che causa il digrignare o stringere i denti), biochimici (inadeguatezza vitamina) e fattori fisiologici (ansia, stress e depressione) possono tutti giocare un ruolo (Haskin et al. 1995).
Diversi tipi di trattamento sono stati proposti in letteratura da dentisti, ortodontisti, psicologi, fisioterapisti e medici, anche se con risultati molto diversi tra gli studi pubblicati (Cascos-Romero et al. 2009).
L’effetto della terapia manuale osteopatica (OMT) nei pazienti con DTM è
in gran parte sconosciuto e il suo uso in questi pazienti è controverso. Tuttavia,
delle evidenze empiriche suggeriscono che l’OMT possa essere efficace per alleviare i sintomi. L’unico studio clinico controllato randomizzato, effettuato per testare l’efficacia dell’OMT è stato effettuato da un gruppo di ricercatori italiani (Cuccia et al. 2010).
Lo studio randomizzato e controllato ha coinvolto pazienti adulti che avevano dei DTM. I pazienti sono stati divisi in ordine casuale in due gruppi: un gruppo OMT (25 pazienti, 12 maschi e 13 femmine, età 40,6 +/- 11.03) e un gruppo di terapia conservativa convenzionale (TCC) (25 pazienti, 10 maschi e 15 femmine, di età 38,4 +/- 15.33). Alla prima visita (T0), alla fine del trattamento (dopo sei mesi, T1) e due mesi dopo la fine del trattamento (T2), tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione clinica. E’ stata eseguita la valutazioni dell’intensità del dolore soggettivo (scala visuale analogica del dolore, VAS), la valutazione clinica (Indice temporomandibolare) e le misure della gamma di massima apertura della bocca e il movimento laterale della testa attorno al suo asse verticale.
I risultati sono indicativi di un miglioramento di entrambi i gruppi valutati durante i sei mesi. Il gruppo OMT ha richiesto significativamente meno farmaci (farmaci non steroidei e miorilassanti) (p <0,001).
In conclusione le due modalità terapeutiche hanno risultati clinici simili nei pazienti con DTM, anche se l’uso dei farmaci è stato maggiore nel gruppo TCC. I risultati, quindi, suggeriscono che l’OMT è una valida opzione per il trattamento di TMD.
Bibliografia
Cascos-Romero, J., Va ́zquez-Delgado, E., Va ́zquez-Rodr ́ıguez, E., Gay-Escoda, C., 2009. The use of tricyclic antidepressants in the treatment of temporomandibular joint disorders: systematic review of the literature of the last 20 years. Med. Oral Patol. Oral Cir. Bucal. 14, E3-E7.
Cuccia AM, Caradonna C, Annunziata V, Caradonna D: Osteopathic manual therapy versus conventional conservative therapy in the treatment of temporomandibular disorders: a randomized controlled trial. J Bodyw Mov Ther. 2010 Apr;14(2):179-84. doi: 10.1016/j.jbmt.2009.08.002.
De Bont, L.G., Dijkgraaf, L.C., Stegenga, B., 1997. Epidemiology and natural progression of articular temporomandibular disor- ders. Oral Surg. Oral Med. Oral Pathol. Oral Radiol. Endod. 83, 72-76.
Haskin, C.L., Milam, S.B., Cameron, I.L., 1995. Pathogenesis of degenerative joint disease in the human temporomandibular joint. Crit. Rev. Oral. Biol. Med. 6, 248-277