Allungamento del diaframma e flessibilità della colonna vertebrale
Il diaframma è riconosciuto come il muscolo primario dell’inspirazione che svolge un ruolo importante nella respirazione e regolazione fisiologica del metabolismo. Esso è formato da un tendine centrale a forma di trifoglio che si unisce superiormente con il pericardio fibroso (vedi Diaframma: anatomia) . Le cavità addominale e toracica in cui l’azione diaframmata avviene sono coinvolte nella stabilità e controllo della postura del corpo. Diversi studi (Hodges , Gandevia 2000, De Troyer et al. 2005) hanno riscontrato una relazione tra l’attività del diaframma toracico e i muscoli intercostali con la funzione respiratoria e posturale.
Da un punto di vista biomeccanico, l’equilibrio della colonna viene raggiunto dal coinvolgimento di un sistema muscolare locale e uno più globale. Muscoli stabilizzatori con origine o inserzione sulle vertebre (multifido, traverso dell’addome, diaframma, obliquo interno) forniscono la stabilità intersegmentale, mentre i muscoli del tronco più lunghi (erettori spinali, retti dell’addome) sono dedicati ad movimento generale (Granata e Wilson 2001). Quindi, il sistema locale, in cui il diaframma ha un ruolo importante, svolge un’azione di stabilizzazione della postura sia in soggetti sani (Hamaoui et al. 2007; Kuznetsov et al. 2011) sia in pazienti lombalgici (Hamaoui et al. 2002; Janssens et al. 2010).
Sono stati condotti diversi studi (Young et al. 2004, Wicke et al. 2014), nel corso degli ultimi decenni, sugli effetti dello stretching e hanno fornito evidenza di un aumento del controllo muscolare, della flessibilità e della gamma di movimento. Sebbene tali studi si siano concentrati sui muscoli degli arti inferiori, raggiungendo un alto livello di conoscenze, le caratteristiche biomeccaniche e strutturali del diaframma implicano una difficoltà supplementare. Tecniche finalizzate al diaframma sono state utilizzate per aumentare il movimento nella gabbia toracica e della colonna (Noll et al. 2008, Noll et al. 2009).
Alcune evidenze (Bouchard et al. 2009) supportano una relazione tra l’attività dei muscoli del tronco e il movimento dei muscoli della catena posteriore. Diversi studi (Fernandez-de-Las-Peña’s et al. 2006, Cunha et al. 2008, Valenza et al. 2015) hanno usato tecniche di stretching tra cui l’allungamento del diaframma per alleviare il dolore della colonna vertebrale, miglioramento della posture (Cunha et al. 2008), stabilità (Fernandez-de-Las-Peña’s et al. 2006) e la lunghezza della catena muscolare posteriore (Valenza et al. 2015). Tuttavia, pochi studi hanno esplorato l’effetto delle tecniche dell’allungamento del diaframma sulla cinematica della colonna vertebrale.
Tenendo conto della complessa struttura del diaframma e il suo ruolo importante nella catena posturale (Hamaoui et al. 2007), un recente lavoro ( González-Álvarez et al. 2016) ha verificato gli effetti di una tecnica di allungamento del diaframma sulla cinematica muscolare della catena posteriore e l’escursione della gabbia toracica e addominale in soggetti sani. Un gruppo di 80 soggetti divisi in due gruppi (43 soggetti trattati, 37 soggetti come gruppo di controllo) sono stati valutati per verificare se l’allungamento del diaframma:
- migliorava il movimento cervicale e la flessibilità lombare;
- aumentava la flessibilità della catena posteriore;
- aumentava il movimento della gabbia toracica a livello xifoideo.
I soggetti sono stati assegnati casualmente da selezione di busta sigillata in uno dei due gruppi, un gruppo sperimentale e un gruppo placebo. Dopo essere state prese tutte le misurazioni i soggetti sono stati condotti in un’altra stanza dove hanno ricevuto la tecnica diaframmatica o l’intervento placebo. I soggetti sono stati poi ripresi al primo luogo per le misure post-trattamento.
L’allungamento del diaframma è stato eseguito come descritto in precedenza da Chaitow et al.(2002). Il terapeuta, posizionato dietro al soggetto seduto, passava le mani intorno alla gabbia toracica, introducendo delicatamente le dita sotto i margini costali (fig. 1). Il soggetto fletteva leggermente il tronco per rilassare il muscolo retto. Quando il soggetto espirava, il terapeuta afferrato le coste inferiori e margine costale con le mani le spingeva caudalmente. L’allungamento è stato eseguito una volta e la tensione è stata mantenuta per 5-7 minuti. Nel gruppo placebo è stato applicato nella stessa posizione per 7 minuti un ultrasuono disconnesso.
Le conclusioni a cui arriva questo lavoro sono che l’allungamento del diaframma genera un miglioramento significativo nella cinematica muscolare della catena posteriore misurata mediante il test di Schobere, il finger-to- floor test, il range di movimento cervicale e l’escursione della gabbia toracica a livello xifoidea immediatamente dopo la tecnica. Al contrario, la tecnica utilizzata come placebo non ha mostrato differenze pre- o post-tecnica in nessuna misurazione. L’analisi tra gruppi ha evidenziato differenze significative della flessione cervicale a destra e a sinistra, la flessibilità della catena posteriore ed escursione gabbia toracica a livello xifoideo. Per ulteriori dati sull’argomento vai all’articolo” Il ruolo dello stretching diaframmatico sulla flessibilità del rachide e sulla escursione della gabbia toracica: quali novità? O meglio… quali conferme?”
Attraverso questa connessione del diaframma alle catene miofasciali del rachide possiamo giustificare i risultati di altre ricerche (Yeampattanaporn et al. 2014) che hanno riscontrato una riduzione significativa dell’intensità del dolore e dell’attività muscolare del rachide cervicale dopo la rieducazione respiratoria. Il range di movimento cervicale (CROM) e l’espansione della gabbia toracica inferiore erano significativamente aumentate dopo la il trattamento rieducativo. Le conclusioni del lavoro sono state che la rieducazione respiratoria può cambiare i modelli di respirazione e aumentare l’espansione del torace. Questo cambiamento porta ad un miglioramento del CROM, queste conseguenze positive possono derivare dal miglioramento della contrazione del diaframma o per la ridotta attività dei muscoli accessori.
Una recente ricerca ( Beeckmans et al. 2016) di revisione valutando 16 articoli inerenti la connessione tra il mal di schiena (low back pain) e disturbi respiratori riscontra una relazione diretta significativa.
Altre ricerche (Kolar et al. 2012; Janssens et al. 2015), invece, hanno messo in evidenza come una rieducazione del diaframma possa migliorare la sintomatologia relativa al rachide lombare.
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