Valutazione della curva Cervicale
l rachide cervicale è uno delle regioni più facilmente algiche del nostro corpo. Circa due terzi della popolazione sperimentano dolore al collo nella loro vita (Binder 2006).
La prevalenza aumenta con l’età per uomini e donne ed è la più alta nella fascia di età tra i 50-59 years. (Binder 2006). In generale, le donne sono colpite quasi il doppio rispetto agli uomini (Hagen et al. 2000; Picavet et al. 2003). La percentuale di persone in cui il dolore al collo diventa cronico si pensa che possa essere circa il 10% (Mäkelä et al. 1991).
Nelle persone che maggiormente soffrono di dolori al collo, spesso è presente un’alterata curva cervicale, sia in eccesso che in difetto. In letteratura, però, alcune ricerche concordano con una ridotta curva lordotica tra soggetti patologici e sani (Harrison et al. 2004), mentre altre (Grobet al. 2007, Kim et al. 2015) non riportano differenze significative.
Ma come si fa a diagnosticare un’alterata curva cervicale? quale è l’esame diagnostico d’elezione?
Premesso che visivamente non si riesce ad apprezzare correttamente l’entità della curva cervicale (fig. 1) come ad esempio per la curva toracica. Le valutazioni con metodica non “invasiva” come la spinometria (rasterstereografia) e lo spinal mouse non danno una valutazione completa della curva cervicale.
L’esame d’elezione è la radiografia laterale, perché è largamente diffusa e valuta il soggetto in posizione verticale (ortostatica). La valutazione della curva cervicale varia se l’esame viene eseguito da distesi (clinostatismo) o da in piedi (ortognatismo). La risonanza magnetica è sicuramente molto più dettagliata rispetto alla radiografia standard ma attualmente in Italia sono poche le apparecchiature che permettono la valutazione RMN in ortostatismo.
Una volta registrata l’immagine radiografica o RMN come si valuta se la curva è corretta o alterata? E’ possibile fare una valutazione qualitativa ad occhio ma sicuramente questo metodo non permette di precisamente valutare eventuali miglioramenti.
Per una valutazione quantitativa si possono utilizzare diverse tecniche ma le più comuni sono la valutazione degli angoli di Cobb, metodo della tangente posteriore e la distanza della proiezione orizzontale di C2 su C7. Le prime due valutazioni sono angolari la terza, invece, è lineare.
L’angolo di Cobb è l’angolo formato dall’incrocio delle due perpendicolari tirate dalla linea passante per la limitante inferiore della II vertebra cervicale e quella dalla superiore della VII cervicale. Quest’angolo può essere valutato anche tra la I e la VII vertebra cervicale. La media dell’angolo di Cobb, C1-C7 nei soggetti sani è tra i 35° e 45° (media 40°) (Yochum e Rowe 1996). Usando, invece, la tangente al muro posteriore si va da un valore di 22° (Gore 2001) fino a 34° (Harrison et al. 1996).
Le due metodiche angolari (Harrison et al. 2000) presentano una buona affidabilità e un’alta correlazione tra le due misure. Il metodo di Cobb se portato da C1 a C7, tende a sovrastimare la curva cervicale, mentre se la valutazione viene eseguita tra C2 e C7 tende a sottostimare. Il metodo della tangente posteriore definito anche metodo di Harrison (Harrison et al. 2000) è parte di un’analisi ingegneristica e delinea la curva cervicale in modo più preciso rispetto al metodo di Cobb.
I valori normativi riportati in letteratura di soggetti sani della valutazione lineare della traslazione anteriore di C2 rispetto a C7 sono di 15° ± 10° (Harrison et al. 1996). Quest’ultimo valore è rappresentativo più che della morfologia della curva cevicale della anteposizione del capo.
In figura 2 è riportato graficamente come identificare queste valutazioni. In fig. 3 è riportato la valutazione dei un radiogramma del rachide cervicale utilizzando entrambe le metodiche (fig. 3a- angoli di Cobb, fig. 3b angolo della tangente posteriore)
Bibliografia
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Yochum T, Rowe L: Essentials of skeletal radiology. 2nd ed. Baltimore: Williams & Wilkins: 1996