Osteopatia: l’influenza viscerale sui traumi del ginocchio
Una delle articolazioni del nostro corpo di cui si parla più frequentemente in caso di infortuni è sicuramente il ginocchio, che è coinvolto in molte problematiche, sia che si tratti di traumi sportivi (distorsioni, lesioni legamentose e meniscali) sia che si tratti di problemi cronici (condropatia femoro-rotulea, tendinopatie e infiammazioni varie).
Spesso la causa di tutti questi infortuni è attribuita a squilibri o ad affaticamenti muscolari, oppure a movimenti estremi che provocano distorsioni alle articolazioni. Tuttavia tra i fattori che predispongono soventemente questa articolazione agli infortuni c’è una componente che spesso viene trascurata: l’apparato viscerale. Cerchiamo di capire come quest’ultimo può influire sulla meccanica dell’arto inferiore e come eventuali sue alterazioni possono essere individuate e trattate sia dopo sia prima del trauma; mediante il riequilibro degli arti inferiori è possibile prevenire eventuali lesioni più o meno invalidanti.
La salute degli arti inferiori dipende da un buon equilibrio delle strutture che lo compongono. Se le tensioni non sono corrette, il ginocchio effettuerà mentre camminiamo dei movimenti non fisiologici. Una situazione non fisiologica crea dei disequilibri all’interno dell’articolazione; questi porteranno a una degenerazione delle strutture anatomiche del ginocchio e anche la semplice deambulazione quotidiana potrà causare dei danni. Immaginiamo cosa può avvenire, quindi, ad uno sportivo, che utilizza gli arti inferiori all’estremo delle loro possibilità, se l’articolazione del ginocchio non è libera da tensioni muscolari e legamentose. Sicuramente il soggetto avrà una maggior possibilità di andare incontro a infortuni.
Per spiegare meglio partiamo dal sistema muscolo scheletrico dell’arto inferiore; il ginocchio si muove prevalentemente su un piano, quello sagittale, ed inizia a soffrire quando il femore si presenta troppo in rotazione interna o in rotazione esterna in quanto deve compensare questo eccessivo ipertono dei muscoli intra ed extrarotatori dell’anca, per poter gestire meglio anche la semplice deambulazione. Questa situazione è sufficiente a provocare un conflitto femoro-rotuleo, causa di fastidiose condropatie. Spesso il quadro descritto finora è il passaggio finale di una situazione più complessa: infatti ci sono tensioni viscerali che determinano la rotazione del femore e di conseguenza l’assetto dell’intero arto inferiore. Queste tensioni sono causate da disfunzioni osteopatiche (mobilità e motilità) dell’apparato digerente a loro volta causate da vari motivi (intolleranze, alimentazione squilibrata, disidratazione, malessere psico-fisico, etc.) e si ripercuotono per continuità fasciale sull’arto inferiore.
Per esempio possiamo avere uno spasmo dello psoas dato da una tensione fasciale del rene, che ci scorre sopra, e questo mantiene l’anca in rotazione interna fino a 20° di flessione, con conseguente rotazione esterna della tibia per compenso e un quadro generale che vede un ginocchio valgizzato che determina: maggior carico sul menisco laterale, instabilità legamentosa e quindi maggior rischio di lesioni al legamento crociato anteriore.
Ricordiamo che questa catena disfunzionale prosegue sulla caviglia che avrà un valgismo della sottoastragalica (apparente piede piatto), tensione sul tendine d’Achille e sulla fascia plantare e che una contrazione cronica dello psoas può essere provocata oltre che da intossicazione alimentare silente anche da stress e posizione seduta mantenuta per molte ore al giorno.
Un altro tipo di disfunzione osteopatica può essere trasmessa sempre per continuità fasciale dall’intestino all’aponeurosi dorso lombare e alla fascia glutea; questo crea una costante tensione in rotazione esterna dell’anca, un ginocchio varizzato con compressione del menisco mediale e con maggior tensione sui legamenti che a lungo andare andranno incontro a degenerazione e minor resistenza in caso di movimenti improvvisi. Anche in questo caso la catena disfunzionale può proseguire verso la caviglia che sarà stimolata in inversione con stiramento dei legamenti collaterali esterni favorendo le distorsioni.
Conclusioni
L’osteopatia ci insegna che molte patologie o infortuni non sono frutto di semplici squilibri muscolari, ma possono derivare anche da problematiche di natura viscerale, che, se non trattate, riproporranno lo stesso schema disfunzionale con traumi recidivanti.
Inoltre la valutazione osteopatica permette di determinare le tensioni dei tessuti ed i disequilibri ad essi associati prima dell’insorgenza della sintomatologia, in modo da intervenire a scopo preventivo.