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NUTRImenti PER IL CORPO: L’IMPORTANZA DI ALIMENTARE IL TEMPO PER NUTRIRSI CONSAPEVOLMENTE

NUTRImenti PER IL CORPO: L’IMPORTANZA DI ALIMENTARE IL TEMPO PER NUTRIRSI CONSAPEVOLMENTE
 
A cura di: Marco Donati Sarti – Biologo Nutrizionista in ambito clinico e sportivo e Giorgio Antoniazzi – Psicologo
 

Il filosofo Ottocentesco L. Feuerbach scriveva “Siamo quello che mangiamo”. E se pensassimo al “siamo come mangiamo”?

I ritmi occidentali, cosmopoliti e globalizzati sono tali che può capitare di ritrovarsi ad introdurre del cibo per abitudine, come una tappa all’interno della routine quotidiana fatta di doveri ed impegni rigidamente controllati. Talvolta può trasformarsi in una pratica controllante, ovvero come modalità che una persona adotta per sentire di esercitare un controllo in modo efficace nella propria vita. Altre volte poi, il sedersi a mangiare può diventare un momento di piacere, in cui assaporare lentamente ciò che abbiamo sulla forchetta o nel bicchiere, tanto da parlare anche di mindful-eating come pratica che faciliterebbe lo stare nel qui-e-ora.

La persona che si ritrova in contatto con se stessa, infatti, potrebbe rendersi conto della propria sazietà, del piacere provato dall’appagamento della precedente fame, ma anche sentirsi in colpa per la quantità di calorie assunte o in angoscia per aver perso il controllo delle stesse. Nel corso degli ultimi 20-30 anni infatti ciò che riguarda l’alimentazione porta con sé ciò che riguarda il corpo, non solo in termini di cura di una parte di sé, ma anche dal punto di vista delle influenze sociali: l’immaginario collettivo è andato via-via infarcendosi di modelli corporei stereotipati secondo canoni di bellezza ben definiti. I modelli di corpo a cui siamo sottoposti alimentano standard di perfezione a cui mirare, in cui possiamo trovarci incagliati, mentalmente ed emotivamente in primis, fisicamente in secundis.

La corsa al\la top model di turno può dunque portarci a inseguire canoni dietetici che vanno ben oltre i concetti di sazietà e, soprattutto, di benessere: dietro l’angolo è il rischio di leggere numeri per sapere quanta fame abbiamo, così da perdere dimestichezza con le lancette del nostro corpo.

D’altronde, per ascoltarci, così da capire ciò che sentiamo e dunque ciò di cui abbiamo bisogno, serve tempo: secondi e minuti preziosi che potremmo dedicare al nutrirci con piacere, al rallentare per mangiare consapevolmente.

Il cibo ha una funzione biologica essenziale per l’organismo, ma può essere utilizzato in modo disfunzionale come uno strumento di gestione delle difficoltà emotive. Esiste infatti una vera e propria relazione tra emozioni e alimentazione. Ognuno di noi è dotato di un “sistema di ricompensa e del piacere” che viene ben stimolato, per esempio, dal consumo del nostro piatto preferito. Il sistema che regola il bilancio energetico e quello del piacere sono generalmente ben coordinati. Ad esempio, quando si ha fame, i due segnali agiscono in sinergia affinché vi sia consumo di cibo; anche ingerire cibo con lo scopo di trarne energia è “piacevole”. Tuttavia, i due sistemi possono anche essere in squilibrio tra loro in certe condizioni. Ad esempio, chi non ha mai sperimentato la voglia di un dessert anche a seguito di un pasto completo?

I principali componenti del sistema di ricompensa, sono connessi con altre aree cerebrali, tra cui quelle che regolano la risposta emozionale e comportamentale. Questa estesa rete di connessione può spiegare perché molte persone mangiano in eccesso a causa di stress, ansia o semplicemente per cercare conforto. Questi fattori psicologici possono influenzare significativamente il comportamento alimentare indipendentemente dallo stato del bilancio energetico e causare una variazione di peso.

Nel trattamento di patologie complesse come i DCA, risulta indispensabile avvalersi di team multidisciplinari.

L’autoterapia può fare danni molto seri. Chiedi un consulto ad uno specialista.

BIBLIOGRAFIA

 

Ludwing Feuerbach, Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia, 19862

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